giovedì 7 novembre 2013

LA PESTE NERA

Peste nera (Morte nera) è il termine con il quale ci si riferisce all'epidemia di peste che imperversò in tutta Europa tra il 1347 e il 1353 uccidendo almeno un terzo della popolazione del continente.
Nel Medioevo non era utilizzato il termine Peste nera, ma si parlava della grande moria o grande pestilenza. Furono cronisti danesi e svedesi a impiegare per primi il termine morte nera.
Trionfo della Morte, affresco staccato (600x642 cm),
Galleria regionale di Palazzo Abatellis, Palermo


Sintomi
La peste nera dà diversi tipi di sintomi i quali sono il più delle volte letali. I sintomi includono barcollamento, catarro, convulsioni, diarrea emorragica, inappetenza, muco schiumoso, occhi infiammati, paralisi, tremore, prostrazione, respirazione difficoltosa, sete intensa, vomito, sangue dal naso, lividi e bubboni.

Origine
L'area di origine della pandemia sembra esser stata quella regione dell'Asia centrale fra il Pamir, l'Altaj e il Tannu-Tuva. La causa scatenante pare sia stata la moria di roditori dovuta alla scarsità di cibo conseguente all'irrigidimento delle condizioni climatiche. In assenza di roditori, le pulci, portatrici del bacillo della peste attaccarono anche l'uomo e gli altri mammiferi. Dopo vari passaggi la peste fu introdotta nella vasta rete commerciale dei Genovesi, che si estendeva su tutto il Mediterraneo.

I medici
Tipico abito dei medici durante la peste
I medici dell'epoca rimasero disorientati di fronte a questo fenomeno, per loro incomprensibile. L'idea del contagio era sconosciuta alla medicina galenica, e del tutto impensabile la trasmissione di malattie da animale a uomo. Si pensava piuttosto che dei "soffi pestiferi" avessero trasportato la malattia dall'Asia all'Europa, oppure che la malattia fosse causata da miasmi provenienti dall'interno della terra.
I consigli o regimi contro la peste, opere mediche che mostravano come difendersi dal contagio, divennero quasi un genere letterario. In particolare il più importante fu il Regimen Sanitatis Salernitanum, documento scritto in latino in cui erano contenute tutte le competenze mediche del tempo. Si consigliava di tener aperte solo le finestre rivolte a nord, perché i venti da sud - caldi e umidi - erano considerati dannosi. Il sonno durante il giorno era bandito, così come il lavoro pesante. Secondo molti la peste colpiva di preferenza le donne giovani e belle. E, in effetti, la peste contagiava con maggior facilità più le donne degli uomini, e più i giovani che gli anziani.
Molti medici, di fronte alla peste, fuggivano. Se fuggivano, erano considerati dei vigliacchi. Se restavano, erano considerati interessati solamente al denaro. In caso di peste, l'unico dovere del medico era di invitare l'ammalato a confessarsi. Il rimedio cui i medici più frequentemente ricorrevano erano fumigazioni con erbe aromatiche. 

La persecuzione degli Ebrei
L'autorità della Chiesa e dello Stato crollò molto rapidamente, anche per l'inefficacia delle misure messe in campo contro il contagio. A soffrire maggiormente di questa perdita di autorità fu chi si trovava ai margini della società medievale. Soprattutto in Germania l'epidemia fu accompagnata da una gravissima persecuzione degli ebrei, probabilmente la più grave fino alla Shoah.
I pogrom ebbero inizio quando la popolazione esasperata individuò negli ebrei i colpevoli della catastrofe. Le autorità tentarono di arginare le violenze. Già nel 1348 papa Clemente VI definiva "inconcepibili" le accuse che gli ebrei diffondessero la peste avvelenando i pozzi, perché l'epidemia infuriava anche dove non c'erano ebrei, e laddove vi erano ebrei, anch'essi finivano vittime del contagio.
Il papa invitava il clero a porre gli ebrei sotto la sua protezione. Clemente VI vietò di uccidere ebrei senza processo e di saccheggiare le loro case.
L'accusa che gli ebrei avvelenassero fonti e pozzi cominciò a circolare agli inizi del 1348: in Savoia alcuni ebrei, inquisiti, sotto tortura avevano ovviamente ammesso questo reato. La loro confessione si diffuse rapidamente in tutta Europa, e scatenò un'ondata di violenze, soprattutto in Alsazia, in Svizzera e in Germania. Il 9 gennaio 1349, a Basilea, venne uccisa una parte degli ebrei che vi abitavano. 
Nel marzo 1349, 400 ebrei di Worms preferirono appiccare il fuoco alle loro case e morirvi che finire nelle mani della folla in rivolta. Lo stesso fecero in luglio agli ebrei di Francoforte. A Magonza gli ebrei si difesero, e uccisero 200 dei cittadini che li stavano attaccando. Alla fine, però, anche a Magonza, che all'epoca era la più grande comunità ebraica d'Europa, gli ebrei si suicidarono incendiando le proprie case. I pogrom proseguirono sino alla fine del 1349. Gli ultimi ebbero luogo ad Anversa e Bruxelles. Quando la peste cessò, ben pochi ebrei erano rimasti in vita tra Germania e Paesi Bassi.

Il ritorno della peste
Si ritiene che lo stesso agente patogeno del 1348 sia responsabile delle periodiche epidemie scoppiate in Europa, con vari gradi d'intensità e mortalità, a ogni generazione fino al XVIII secolo. Tra queste, la peste del 1576-1577 (cosiddetta Peste di San Carlo) e soprattutto la terribile peste del 1630 abbattutasi nel Nord Italia ed descritta da Manzoni ne I Promessi sposi. Da ricordare anche la grande peste di Londra del 1665-1666 e quella di Vienna del 1679. La peste di Marsiglia del 1720-1722 è invece considerata di origine vicino-orientale.

sabato 21 settembre 2013

LA RINASCITA ECONOMICA DELL'OCCIDENTE

La crisi dell'economia dell'Impero romano
Le origini della crisi
I due secoli e mezzo di pace che seguirono il principato di Augusto furono un periodo di prosperità economica per l'Impero romano. La pace e la stabilità politica, la presenza di un'efficace rete di comunicazioni e l'unità amministrativa dell'Impero furono le cause principali di questo benessere.
L'economia romana era un'economia monetaria molto sviluppata e il centro di questo sistema economico erano le città.
La pace portò dei cambiamenti che nel lungo periodo diventarono elementi di crisi. 
Si ridusse drasticamente l'afflusso dei prigionieri di guerra, che erano la fonte principale del mercato degli schiavi. 
Le spese dell'Impero si trasformarono in un pesante carico fiscale a causa della numerosa e costosa burocrazia professionale di cui necessitava l'amministrazione centrale e periferica e a causa dell'aumento di militari impegnati nella difesa e nel controllo dei confini.
Le province svilupparono una propria economia divenendo così temibili concorrenti, sia per i prodotti artigianali sia per i prodotti agricoli.
La fine della pace che terminò definitivamente con le invasioni del V secolo portò al continuo aumento delle tasse e dell'inflazione. Una condizione di generale insicurezza e la rovina della rete stradale romana portarono al crollo del commercio.

Impero d'Occidente e Impero d'Oriente
L'Oriente affrontò meglio la crisi e trasmise l'eredità della romanità all'Impero bizantino.
Nel V secolo l'Impero bizantino sotto Giustiniano conobbe il momento di maggior splendore della sua storia, mentre l'Occidente attraversò, invece, una profonda crisi caratterizzata da una regressione economica e demografica.

La crisi dell'Occidente
L'Occidente conobbe il momento più duro di crisi dal VI all'VIII secolo. 
I problemi più gravi di questa crisi furono:
  • l'abbandono delle città e lo spopolamento che si accentuarono a causa delle stragi, delle carestie e delle epidemie portate dalle invasioni barbariche;
  • il deterioramento dell'economia monetaria che riporto una situazione di economia naturale; il baratto e l'autoconsumo sostituirono quasi completamente lo scambio su base monetaria;
  • la crisi dell'agricoltura che portò all'abbandono degli avanzati metodi di produzione.
Lavoro servile nella curtis

Il sistema curtense
Durante l'Alto Medioevo la terra venne progressivamente divisa in possedimenti chiamati curtes. Queste curtes appartenevano al dominus, che poteva essere il re, la Chiesa o un signore locale. Ogni curtis era divisa in due parti:
  • la pars dominica, riservata al padrone e gestita da lui direttamente attraverso il lavoro dei suoi servi;
  • la pars massaricia, affidata in concessione a servi o a contadini liberi.

La rinascita agricola
La rinascita dell'Occidente
La ripresa fu il prodotto di vari fattori:
  • il clima cambiò diventando più favorevole all'agricoltura.
  • Cessarono le invasioni.
  • Vennero introdotti nuovi strumenti. Il collare rigido, che veniva posto sulle spalle dell'animale ne migliorò la produttività e favorì l'introduzione dell'aratro pesante. La diffusione del mulino ad acqua o a vento permise di compiere con più rapidità molte attività che prima venivano svolte manualmente.
  • Ci fu il passaggio dalla rotazione biennale a quella triennale. Grazie a quest'ultima solo il 33% del campo era lasciato a maggese.
  • Vennero bonificate nuove terre. 
    Esempio di rotazione biennale e triennale

La rinascita dei commerci
Il Mediterraneo e la Lega Anseatica
I commerci europei gravitavano intorno a due aree: il Mediterraneo e l'Europa del Nord.
Vennero messi in circolazione prodotti orientali che i mercanti italiani facevano arrivare nell'Europa centrale e settentrionale, dove si estendevano importanti circuiti commerciali.
I mercanti di alcune città tedesche (tra cui Colonia, Amburgo e Lubecca) si unirono in una lega chiamata Hansa o Lega Anseatica. Essi scambiavano i prodotti locali con le merci prodotte nel Mediterraneo (olio, vino) o commercializzate dai mercanti italiani.

Al posto dei soldi
L'intensificarsi dei commerci favorì la ripresa della circolazione monetaria.
L'innovazione più importante in fatto di scambio di denaro, fu la lettera di cambio: in cambio di una somma di denaro, si riceveva una lettera, con la quale colui che aveva ricevuto il denaro si impegnava a pagare questa somma in un altro luogo e con altra moneta (il giroconto). Un ulteriore perfezionamento fu l'introduzione della girata: la lettera di cambio, inizialmente destinata a un solo creditore, poteva essere "girata" a un altro.

La rinascita delle città
Il crescente sviluppo dei traffici commerciali favorì il trasferimento in città degli abitanti delle campagne. Questo fenomeno viene definito rinascita urbana.
I signori feudali che avevano eccedenze da commerciare erano attirati dalle città.
I contadini, invece, in città potevano fare fortuna e dopo un anno e un giorno erano liberi dagli obblighi servili verso i loro signori.


La crisi demografica
Il ritorno delle carestie
La crescita della popolazione europea, iniziata attorno all'anno Mille, continuò fino agli inizi del Trecento.
A causa di una serie di annate molto piovose, culminate con la gravissima carestia del 1315-1317, la produzione agricola europea non era più sufficiente ad assicurare il sostentamento di tutta la popolazione. Nel Trecento l'Europa fu colpita da una carestia ogni  dieci anni circa. 
Altre due cause della crisi demografica furono:
  • le guerre che nel Trecento fecero migliaia di vittime e devastarono le campagne;
  • una terribile epidemia di peste.

Rappresentazione della peste bubbonica
nella Bibbia di Toggenburg (1411)
La peste, portata dai coloni di Caffa scappati dall'assedio dei Tartari, raggiunse nel 1347 Genova, Venezia e la Sicilia. Nel 1348 dilagò nell'Africa del Nord, in Medio Oriente, nella pianura Padana, in Toscana, Francia, Inghilterra, Spagna e Germania. La peste, che durò fino al 1351, causò la morte di quasi 1/3 della popolazione.
Tre sono le manifestazioni della peste: 
  • la peste bubbonica, quando la malattia si manifesta nelle ghiandole inguinali o ascellari;
  • la peste polmonare, quando sono interessati i polmoni;
  • la peste setticemica, che si manifesta con emorragie cutanee che danno luogo a chiazze nere.
Cronologia della diffusione della peste
Gli uomini medievali ritenevano che tale flagello non potesse che essere la manifestazione della collera divina.
Un capro espiatorio furono gli ebrei: iniziò a circolare la voce che gli ebrei avvelenassero l'acqua e l'aria tramite sacchetti contenenti pozioni velenose, e che diffondessero il contagio per odio verso la comunità cristiana.








L'economia nella crisi
Dalla crisi demografica alla crisi economica
La diminuzione della popolazione ebbe conseguenze molto pesanti sull'economia europea. Per quanto riguarda l'agricoltura, determinò una diminuzione della richiesta di granaglie e quindi un calo dei prezzi. 
Nel settore manifatturiero, la diminuzione della popolazione causò un calo dell'offerta di manodopera. 
In seguito allo spopolamento di intere regioni anche il commercio diminuì.

L'agricoltura: i proprietari terrieri
Nel corso del Trecento i proprietari terrieri subirono un calo dei loro redditi. Le soluzioni adottate furono diverse. Venne introdotta, per esempio, la mezzadria.

L'agricoltura: i contadini 
I proprietari, alla ricerca di nuove aree da destinare all'allevamento, misero gli occhi sulle terre comuni, zone da secoli a disposizione dell'intero villaggio per vari usi collettivi.
I latifondisti recintarono queste aree adibendole ad usi privati. Vietandone l'accesso ai contadini, si sottraeva loro una fonte di sostentamento determinante.

La manifattura
Anche per il settore manifatturiero, il Trecento fu un secolo di crisi e ristrutturazione.
La produzione dei pannilani (tessuti di lana) diminuì, mentre decollò l'industria della seta.

Il commercio
I grandi itinerari commerciali conobbero importanti trasformazioni:

  • furono aperti nuovi passi nell'arco alpino centrorientale;
  • la disgregazione dell'Impero mongolo rese insicuri i collegamenti via terra fra Europa e Oriente;
  • le città italiane continuarono ad avere il monopolio dei commerci mediterranei, ma emergeva la concorrenza dei mercanti inglesi, olandesi e tedeschi.


La società
I gruppi sociali in ascesaIl Trecento fu caratterizzato da profonde trasformazioni sociali.
I nobili si arricchirono e rafforzarono il loro potere. Alcune casate nobiliari, però, decaddero e furono sostituite all'interno dell'elitè da borghesi in ascesa che una volta raggiunto il successo cercavano di acquistare terre e titoli nobiliari per entrare a far parte della nobiltà.

L'aumento della povertà
Contadini che perdevano la terra; piccoli artigiani che venivano travolti dai debiti o perdevano il mestiere; lavoratori salariati che i  padroni licenziavano ai primi segnali di crisi; lavoratori stagionali che nessuno voleva assumere; ambulanti che non riuscivano più a vendere la loro merce; anziani che non avevano più la forza di lavorare: sono questi i nuovi poveri della società tardo-medievale.
In condizioni ancora peggiori erano i mendicanti che conducevano una vita vagabonda, spostandosi da un luogo all'altro alla ricerca delle elemosine più generose.


Le rivolte degli esclusi
Il Trecento fu caratterizzato da violente rivolte sociali causate dall'esclusione della stragrande maggioranza della popolazione a qualsiasi possibilità di partecipazione politica.
La fine della rivolta dei contadini in Inghilterra
La volontà di protestare contro questa situazione è la caratteristica comune alle grandi rivolte popolari del Trecento: per questo la definizione di "rivolte degli esclusi" è quella che meglio le può indicare.